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La Rivoluzione Necessaria
Recensione di Luigi Spiga sull'ultimo libro di Peter Senge, The Necessary Revolution: Come individui e organizzazioni stanno lavorando insieme per costruire un mondo sostenibile.
Recensione sull'ultimo libro di Peter Senge
THE NECESSARY REVOLUTION
Come individui e organizzazioni stanno lavorando insieme per costruire un mondo sostenibile
Il libro è del 2008 ed è inedito in Italia, come tutti i libri di Peter Senge successivi al suo famoso libro del 1990 “La quinta disciplina”. Questa volta Senge propone le sue teorie organizzative con riferimento al Mondo intero invece che all'interno di un'impresa, partendo dalla considerazione che la globalizzazione e la consapevolezza sui problemi ambientali richiedono una visione del pianeta come un unico grande sistema, come un unico grande organismo vivente che viaggia nello spazio.
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<<Imagine a world in which the excess energy from one business would be used to heat another. Where buildings need less and less energy around the world, and where “regenerative” commercial buildings – ones that create more energy than they use – are being designed. A world in which environmentally sound products and processes would be more cost-effective than wasteful ones. A world in which corporations such as Costco, Nike, BP, and countless others are forming partnerships with environmental and social justice organizations to ensure better stewardship of the earth and better livelihoods in the developing world. Now, stop imagining – that world is already emerging.>>
Con questi profondi pensieri, e con una parola suggestiva che richiama la canzone più famosa del secolo scorso, ed anche la facoltà più distintiva dell'Uomo che inventa il futuro, si presenta l'ultimo libro di Peter Senge, edito nel 2008 per ora solo in inglese.
Peter Senge ha scritto nell'ormai lontano 1990
“La quinta disciplina – l'arte e la pratica delle organizzazioni che apprendono”, un libro che ruotava intorno all'applicazione del pensiero sistemico nelle imprese, che diventavano “learning organizations”, come degli organismi viventi.
Dopo la quinta disciplina, considerato dal Financial Time uno dei cinque più importanti testi di management di tutti i tempi, Senge ha scritto altre importanti opere, rimaste purtroppo non tradotte in italiano tra cui :
“The dance of change - the challenges of sustaining momentum in learning organizations”, “Schools that learn : a Fifth Discipline fieldbook for educators, parents, and everyone who cares about education” e “Presence: exploring profound change in people, organizations, and society “ ed ha sviluppato al MIT un centro di eccellenza denominato SoL – Society for Organizational Learning.
“La rivoluzione necessaria: come individui e organizzazioni stanno lavorando insieme per costruire un mondo sostenibile”, lo possiamo considerare come la trasposizione delle sue teorie sistemiche dal mondo dell'impresa al Mondo in generale, visto come un unico organismo vivente, o astronave che viaggia nello spazio. Da ingegnere aeronautico, appassionato delle gesta nello spazio, riprende dal libro del suo collega Buckminster Fuller
“Spaceship Hearth” questo concetto :
<< se vogliamo sopravvivere dobbiamo vedere il pianeta come un unico sistema >>.
Questo non è come La quinta disciplina un libro che possiamo ritenere fondamentale per iniziare ad essere manager del XXI secolo, ma è forse uno di quelli più orientanti in modo profondo, filosofico e pragmatico insieme, per capire verso dove costruire il futuro prossimo venturo.
Seppur incentrato sulla sostenibilità mi sembra infatti riduttivo pensarlo come un libro di “ambientalismo” , piuttosto ci da una visione del Mondo “olistica” e oserei dire Zen, visto che, Peter Senge, Zen lo è da anni, ed anche in modo piuttosto convinto.
Il libro inizia con una suggestiva retrospettiva sull'Era industriale degli ultimi due secoli ed i disequilibri ambientali, sociali ed economici che ha creato progressivamente, e soprattutto negli ultimi 50 anni, che Senge considera metaforicamente come una “bolla” che al pari di quelle finanziarie rischia prima o poi di scoppiare, una bolla che ci ha tolto dalla vista una tecnologia molto più antica, consolidata ed affidabile quella della Natura.
E ipotizza che l'era che verrà dopo quella industriale segnerà un ritorno alle situazioni di equilibrio esistenti in natura, come indicato visivamente nella figura sopra riportata, anche per una sola e precisa necessità : il rischio del collasso della nostra atmosfera a causa della CO2.
Senge parla di una vera rivoluzione, ma non intende ovviamente quelle socio-politiche o cruente, ne intende una culturale e tecnologica come furono il Rinascimento e Rivoluzione industriale, attraverso una
<< presa di coscienza collettiva di nuove possibilità che cambiano tutto, come le persone vedono il mondo, i loro valori, come la società definisce il progresso e si organizza, come operano le istituzioni >>.
La mentalità reattiva dell'ipercompetitiva Era industriale è superata, e ci sono grandi opportunità se la superiamo. Nessuna Era dura per sempre, e così quella industriale, che oggi è tutt'altro che finita. Anche se in occidente pochi ormai lavorano in industrie e miniere, negli ultimi 30 anni l'industrializzazione del Mondo è molto aumentata, oltre che raddoppiata, soprattutto grazie ai paesi dell'oriente, e quindi l'Era industriale è tutt'altro che terminata.
Ma la globalizzazione negli ultimi anni ha portato un livello di interdipendenza tra nazioni e regioni che non era mai esistito prima, e internet ha connesso ogni cosa, e sempre più abitanti della Terra, e questo crea una consapevolezza collettiva che inizia a farsi sentire.
L'era del ferro non fini perché finì il ferro, così l'era industriale non finità per la mancanza di ulteriori possibilità di espansione industriale (in Cina, India, e Brasile in primis), finirà perché individui, imprese e governi (ormai anche in Cina a differenza di soli pochi anni fà) stanno arrivando a realizzare che gli effetti dell'era industriale non sono più sostenibili dal pianeta e dalla sua unitaria atmosfera in primis. Senge ci ricorda il caso della desertificazione improvvisa del Sahel alcuni decenni fa, come i casi antichi di “collasso” avvenuti nell'Isola di Pasqua e nelle città dei Maya, ed il famoso articolo di Garret Hardin uscito nel 1968 su Science
“Tragedy of the commons”, cui è legato uno dei suoi otto archetipi sistemici, la “tragedia delle risorse comuni”
Ma se è evidente che l'Era industriale non funziona più, c'è molta resistenza al cambiamento, anche se, per fortuna, le società non sono monolitiche. Un cosa che diventa sempre più evidente, oltre alla sostenibilità ed alle tensioni sociali, è il sottoutilizzo delle menti, conseguente a 100 anni di taylorismo. L'economia industriale ha portato immensi vantaggi, questo è innegabile, ma anche la distruzione degli ecosistemi e delle culture tradizionali. Una minoranza di uomini sta già cercando nuove idee per il pianeta, animati da un unico intento : “un futuro migliore per i nostri figli”.
Senge riprende, come dicevo, e applica al contesto extra-aziendale diversi degli archetipi che ci ha fatto conoscere nel suo primo libro e più di tutti quelli dei limiti alla crescita, dei problemi che si ripresentano e dei “Commons”, delle risorse comuni, dove questa volta il caso emblematico che esamina non è la desertificazione del Sahel, ma il depauperamento del pescato nei mari, oltre alla presenza di CO2 nell'atmosfera.
E' un libro denso e complesso, in 7 parti e 29 capitoli, ricchissimo di casi aziendali e territoriali, di riferimenti ad altre operare e persino con interessanti tools di problem solving. Tra i casi più significativi cito quelli della Green Zone di Per Carstedt in Svezia, del Green Building Council, della collaborazione di Coca-cola con WWF, di Dupont, General Electric, Nike, BMW, Costco, Xerox, Seventh Generation, BP, Alcoa e Balle.
Nella parte centrale del libro sono presenti quattro capitoli che forniscono strumenti operativi per avviare una strategia per la sostenibilità in qualsiasi tipo di organizzazione : Rischi e Opportunità : il razionale del business per la sostenibilità, Posizionarsi per il Futuro e il Presente, Motivare le Persone e Costruire il tuo caso per il cambiamento.
Tra le tools molto interessante una che funziona come mappa di orientamento di strategie, drivers e ritorni del “Valore sostenibile”, con riferimento all'oggi e al domani, al dentro e al fuori da ogni organizzazione.
E traspare costante nel libro, oltre al pensiero Zen il positivo invito alla Collaborazione e al Dialogo come paradigmi di questo secolo nel quale un Mondo, ormai troppo complesso, impedisce a chiunque di poter vincere, se non fa vincere anche gli altri.
L'ultima parte del libro è intitolata “The Future” Dopo la prima crisi di vita o morte della neonata società globale”, e traccia un quadro di come si sta configurando il Mondo, e in mondo dell'innovazione, grazie e intorno ai problemi della sostenibilità.
Un sintesi è un libro molto consigliabile per tutti coloro che vogliono acquisire una consapevolezza piena dell'evoluzione del Mondo in rapporto al problema-opportunità della Sostenibilità, intesa come possibilità di esistenza nel lungo periodo degli ormai interconnessi sistemi planetari di tipo ambientale, sociale ed economico, e dell'Uomo.
Luigi Spiga
Profilo autore della recensione :
Con un percorso poliedrico, in multinazionali e nella consulenza, e con esperienze di HR, qualità, pianificazione e marketing ho maturato un approccio strategico all’impresa, sistemico e olistico, che privilegia innovazione e discontinuità. Sono stato direttore di sede allo IED ed ora sono impegnato con la start-up di una innovativa scuola di management. Ho competenze consulenziali-formative in discipline innovative quali: System, Lean e Design Thinking, Blue Ocean Strategy, Customer Experience, Co-creazione di Valore, Marketing 3.0.